Nelle ultime 24 ore, il greggio è sceso del 6,90% chiudendo a 21,58 dollari al barile di venerdì. Le quotazioni hanno tentato senza successo nelle ultime sedute di reagire, ma non si sono allontanate dai minimi in area 20, minacciando seriamente di estendere ulteriormente il ribasso verso obiettivi negativi a 10 dollari circa, target ottenuto proiettando l'ampiezza dell'ampio testa e spalle di continuazione disegnato a partire dai massimi del 2017 (la cui testa è rappresentata dai massimi del 2018) e corrispondente a livelli che non si vedono dalla fine del 1998 (e prima ancora nel 1986). Le speranze di una ripresa sono dunque affidate alla tenuta di area 20 e alla rottura decisa dei primi ostacoli a 27,80/27,90. In questo caso sarebbe lecito sperare in un allungo verso 36,35 dollari, base del gap del 9 marzo, e più sopra fino a 41,05 dollari, per la chiusura dello stesso.
Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 20.36$, in diminuzione del 5,65% rispetto alla chiusura di venerdì. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 19.38$ seguito da 18.41$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 22,24$ seguito da 24,13$.
Nello stesso tempo, l'XAU/USD è aumentato dello 0,50% chiudendo a 1657,20 dollari l'oncia di venerdì. Nella sessione asiatica, la quotazione dell'oro è stata di 1650.40$, in diminuzione dello 0.41% rispetto alla chiusura di venerdì. In caso di discesa, la quotazione dell'oro potrebbe trovare un supporto a 1632.03$ seguito da 1613,67$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1667,43$ seguito da 1684,47$.
La Borsa di New York ha chiuso l'ultima seduta della settimana in ribasso. Il Dow Jones ha perso il 4,06%, l'S&P 500 il 3,37% e il Nasdaq Composite il 3,79%. Sul fronte macroeconomico a febbraio l'indice principale PCE (prezzi al consumo esclusi alimentari e bevande) e' cresciuto dello 0,2% su base mensile, dopo la variazione positiva dello 0,2% della rilevazione precedente (rivista da +0,1%). Lo stesso indice calcolato rispetto a un anno fa è cresciuto dell'1,8% dopo l'incremento dell'1,7% a gennaio. La spesa personale è salita dello 0,2% a febbraio pari alla rilevazione precedente e alle attese mentre i redditi personali sono cresciuti dello 0,6% risultando superiori alle attese (+0,4%) e pari alla rilevazione precedente. Gli esperti dell'Universita' del Michigan e di Reuters hanno pubblicato la lettura finale dell'indice sulla fiducia dei consumatori statunitensi. Nel mese di marzo l'indice si è attestato a 89,1 punti, risultando inferiore al consensus pari a 90 punti e alla lettura di febbraio fissata a 95,9 punti. L'indice sulle aspettative future è sceso a 79,7 punti da 92,1 punti precedenti (consensus 85,3 punti).
Questa analisi non intende essere un invito o un suggerimento ad operare, ma solo una personale e momentanea visione, dell'autore, relativa allo strumento finanziario in analisi.
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